Recensioni
SIGNUM REGIS – Undivided
Non si può promuovere sempre tutti. E’ vero che la qualità delle uscite, pur senza picchi fenomenali, si è livellata verso l’alto, ma è innegabile che escano anche dischi non del tutto convincenti. E’ il caso del nuovo lavoro dei Signum Regis, giunti al settimo disco in carriera. La band slovacca è dedita ad un power metal a tutto tondo, bello robusto nelle ritmiche ed un pizzico progressivo negli intermezzi, ma con “Undivided” non riesce a fare centro.
L’opener “Daniel’s Prophecy”, utilizzata come singolo apripista, si poggia su un riffing tagliente, ma le digressioni prog del bridge fanno storcere il naso, perché spezzano il ritmo, che nell’arioso refrain riprende dove aveva lasciato la strofa. Il buon Jotha Fortinho dietro al microfono se la cava, con la sua timbrica graffiante, ma non è aiutato talvolta da melodie che lo costringono ai salti mortali per restare sul pezzo. Basti ascoltare “Pilgrim Road” che si incarta in un ritornello fin troppo contorto sorretto da dei synth che escono fuori dal seminato. Le tastiere ci sono, ma sono lasciate in un angolo e solo di rado viene sfruttato il potenziale dello strumento, come nella maggiormente sinfonica title track. Funziona a meraviglia, invece, l’altro singolo, “Salt of the Earth”, dal vago sapore neoclassico, in cui i Signum Regis non badano al sodo, risultando una versione tastierosa dei Primal Fear.
“Undivided” è quindi un disco sufficiente, ma che non fa gridare al miracolo. I Signum Regis non hanno mai sfondato, né sono mai riusciti ad uscire dalla propria nicchia di fan, ma non è grazie a lavori come questo che potranno fare il salto di qualità.
Country: Slovakia
Label: Ulterium Records
Style: Power Metal
Top Song: Salt of the Earth
Top Album: Chapter IV: The Reckoning