Recensioni
SHORES OF NULL – The loss of beauty
Tornano con il loro quarto album i nostrani Shores of null, questo “Loss of beauty” che è stato scritto tra il 2019 e il 2020 e avrebbe dovuto essere il loro terzo lavoro, poi rimpiazzato da “Beyond the shores” che ne prese il posto perché ritenuto dal mood più adatto al periodo di pandemia e lock-down vari; l’argomento principe è la ricerca della bellezza nell’imperfezione e nelle piccole cose, soprattutto in quelle inaspettate ed effimere.
L’album è sicuramente all’altezza della band, che negli anni ha saputo costruirsi una sua solida reputazione nel genere; le influenze sono da ricercarsi in band quali i primi Katatonia, i Novembre o i My dying bride, la voce di Davide è tanto incisiva nei growl quanto calda e suadente nelle parti clean, che con le loro melodie riescono a creare, insieme ad alcuni bei ricami chitarristici, piccole oasi di speranza nella disperazione generale trasmessa da questi 12 brani.
I brani sono tutti a loro modo interessanti, e ci troverete senza dubbio gli elementi salienti che hanno caratterizzato questa band: alternanza di voce growl e clean, atmosfere decadenti e quelle atmosfere oscure che spaziano dal doom al gothic.
Ci sono però due cose in particolare che mi sono balzate all’orecchio, una positiva e una negativa: la prima è la capacità dimostrata dalla band di inserire nel songwriting linee vocali melodiche davvero ben fatte, che non hanno nulla da invidiare a band ben più blasonate, riuscendo così a rendere i brani meno estremi in senso stretto e quindi più maturi e fruibili, cosa che credo sia legittimamente uno degli obiettivi della band; di contro invece ho trovato certi arrangiamenti per le chitarre un filo troppo monotoni, con note ripetute (stile black metal per intenderci, ma suonate su ritmi ovviamente più lenti) che alla lunga mi hanno un po’ appesantito l’ascolto.
In definitiva un album sicuramente ben fatto ma a mio parere inferiore rispetto al predecessore, in cui la band aveva osato davvero tanto proponendo un album composto da un solo brano (e relativo video) di 38 minuti, e che ritengo più interessante anche a livello compositivo; nonostante “Loss of beauty” sia stato registrato nella stessa sessione di “Beyond the shores”, sembra essere stato concepito per primo, più nello stile del precedente “Black drapes…”, e che “Beyond the shores” sia stata l’evoluzione successiva.
Country: Italy
Style: Melancholic dark metal
Label: Spikerot Records
Best Song: Destination Woe