Recensioni
RING OF FIRE – Gravity
“Ha le capacità, ma non si applica!”: quante volte abbiamo sentito a scuola questa predica della maestra? Una considerazione che possiamo utilizzare senza ombra di dubbio per i Ring Of Fire, band che vede tra le proprie fila top player del calibro di Mark Boals, Vitalij Kuprij e Aldo Lo Nobile. La classe di questi musicisti potrebbe dare vita a canzoni – bomba e invece “Gravity” risulta un disco profondamente noioso e scarsamente ispirato.
10 pezzi, un’ora di musica, lunghe sbrodolate strumentali e nessuna linea melodica che resti in testa dopo ripetuti ascolti. Il difetto di questo disco sta proprio qui. Nel 2022 la tecnica fine a sé stessa non fa più presa e brani così intricati e poco assimilabili, in un genere come l’heavy power metal (con sfumature progressive, neoclassiche, melodiche), scivolano via non lasciando nulla.
Nonostante i 5 dischi alle spalle e qualche consenso riscosso in passato, i Ring Of Fire dimostrano di essere una band costruita a tavolino, senza alcuna alchimia tra i musicisti e confezionano un lavoro anacronistico e senza cuore, nonostante i nomi coinvolti. 8 anni di attesa non ripagati.
Country: International
Style: Neoclassic Prog Metal
Label: Frontiers
Top Song: Sky Blue
Top Album: Battle of Leningrad (2014)