Recensioni
LABYRINTH – In the Vanishing Echoes of Goodbye
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Ci occupiamo finalmente del nuovo disco dei Labyrinth, dopo averlo assimilato per bene. Inutile buttare giù in fretta e furia una recensione, senza avere la possibilità ed il tempo di assaporare, gustare e digerire un lavoro di questo tipo. “In the Vanishing Echoes of Goodbye” è il decimo album sulla lunga distanza per la band toscana capitanata dal duo Tiranti – Thorsen, che in tanti anni di lunga carriera ci ha regalato tante gemme preziose di power prog metal. La forza di questo gruppo sta sicuramente in una capacità compositiva fuori dal comune e dalla voglia di mettersi sempre in discussione, componendo musica mai uguale a sé stessa, pur mantenendo il proprio marchio di fabbrica.
10 pezzi, quasi un’ora di musica di pregevole fattura, in cui i Labyrinth inseriscono tecnica prima di tutto, poi sentimento, passione, colori, che donano ai pezzi poliedriche sfaccettature. Il disco, pur molto orecchiaible nelle linee melodiche dipinte dal sempre straordinario Roberto Tiranti, arriva a poco a poco nei nostri cuori, si insinua ascolto dopo ascolto, anche nei passaggi strumentali più complessi. Da sottolineare la solita cura negli arrangiamenti e la capacità di Oleg Smirnoff di mutare pelle a seconda del mood della canzone, trasinandoci in vorticosi saliscendi. E chiudiamo con la sezione ritmica, mai così tirata e rabbiosa, a conferma di una continua evoluzione nel progetto Labyrinth.
“Welcome Twilight” è la perfetta opener per “In the Vanishing Echoes of Goodbye”, melodica, possente, cangiante, tra le migliori cose scritte dai nostri negli ultimi anni. Più arzigogolata, ma non per questo meno vincente, la seguente “Accept the Changes“, ricca di sfumature colte, mentre con la martellante “The Right Side of This World” i nostri dimostrano di saper dire la loro anche in territori prettamente power. Non poteva mancare un pezzo maggiormente rallentato e soave, “To The Son I Never Had”, in cui Tiranti giganteggia a livello interpretativo, andando a toccare le corde del nostro animo. Il resto del disco non è sicuramente immediato, ma la stratificazione studiata nei pezzi, così naturale nel suo sviluppo, ci regala sorprese e picchi compositivi continui.
Se con il rientro di Thorsen (si parla ormai di 5 lustri fa) i nostri si erano rimessi in carreggiata, rispetto ad un periodo centrale di carriera non troppo convincente, con il nuovo disco assistiamo ad una continua crescita a livello di songwriting, che non finisce di sutpirci e soddisfarci. Portabandiera ed orgoglio tricolore da ormai 30 anni.
Country: Italy
Style: Power Prog Metal
Label: Frontiers Records
Top Song: The Right Side of This World
Top Album: Return to Heaven Denied
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