Interviste
BLOODSHELL WALHALLA – la battaglia per la terra sacra
E’ da poco uscita una nuova opera epica dei Bloodshell Walhalla un progetto di epic e viking metal che sta riscontrando sempre piu successo. Glory to the Sacred Land, questo il titolo e sesto album dei BW è un opera epica sia nella musica che nella trama recensito da MS (qui) con un ottima critica. Ne parliamo assieme a Drakhen, la mente e fondatore dei Bloodshell Walhalla.
Ciao Drakhen e benvenuto su MetalShock.it è un piacere poter scambiare due chiacchiere con te!
A distanza di 2 anni dal tuo ultimo lavoro “Second Chapter” puoi dirci qualcosa su questo tuo nuovo lavoro, “Glory To The Sacred Land” e cosa ti ha portato a scriverlo?
Ciao, vi ringrazio per avermi dato la possibilità di scambiare quattro chiacchiere con voi. Si, sono passati due anni abbondanti dall’uscita di Second Chapter ma devo subito precisare che il tempo tra un disco e l’altro sarebbe dovuto essere molto inferiore perché Glory to the Sacred Land è stato completato nel dicembre del 2022. Per vari problemi non dovuti a noi si è arrivati alla pubblicazione del 10 agosto ma effettivamente noi eravamo convinti che si poteva rilasciare il lavoro per fine febbraio. Ma ok, alla fine ci siamo e sono strafelice perché in questo ultimo lavoro ho speso davvero tante energie mentali, fisiche ed economiche e quindi ci tenevo tantissimo, non vedevo l’ora che chi segue i Bloodshed Walhalla potessero ascoltare queste 6 tracce che per me sono ben organizzate, suonate e registrate. Ripercorrono fedelmente e migliorano sensibilmente tutto ciò di buono che abbiamo dimostrato in questi anni di carriera. Inizialmente volevo ultimare ciò che avevo scritto con l’album Ragnarok ed il suo successore, Second Chapter, quindi concludere con Glory… la trilogia sul Ragnarok che tanto mi ha dato e con sudore mi sono guadagnato fama e gloria. Ma così non è stato. Se la musica ripercorre quelle sonorità, i testi sono si a sfondo viking ma hanno una storia a sé, un concept che si è incastrato canzone dopo canzone. Ho cercato di trovare qualche collegamento con i precedenti lavori ma man mano che proseguiva la scrittura mi allontanavo sempre di più dal tema e alla fine comunque ci ho preso gusto e con inspiegabile soddisfazione posso affermare che Glory… è un album veramente competitivo, sicuramente di nicchia, ma questa sarà davvero entusiasta del lavoro fatto e i primi riscontri positivi, infatti, li sto percependo dai messaggi dei fan che mi stanno scrivendo dopo l’ascolto del singolo ufficiale uscito nei primi di maggio.
Le parti corali sono sempre molto efficaci nelle tue canzoni anche con l’utilizzo delle tastiere, oltre al maestro Quorthon quali sono le tue altre fonti di ispirazione dalle quali nasce la tua musica?
Beh ho sempre dichiarato di essere fedele alla musica dei Bathory era vichinga. Ancora tutt’oggi la musica del maestro è costantemente in play tra le mie liste quindi per forza di cose, quando scrivo musica, la fonte di ispirazione primaria rimane quella. Con gli anni comunque ho cercato di dare un’identità più appropriata alla band cercando di inserire man mano innovazioni riguardo idee e sound. Con l’album Thor ho introdotto nella nostra musica le tastiere e d’allora non ne ho potuto più fare a meno.
All’epoca ascoltavo molto | Moonsorrow, Vindir e Falkenbach e sicuramente da queste band sono stato influenzato
parecchio. Soprattutto dai Moonsorrow ho preso spunti e ho studiato le loro mastodondiche canzoni, tanto che con il successivo Ragnarok del 2018 il nostro modo di comporre song è cambiato totalmente. Sia in Ragnarok che in Second Chapter ci sono solamente 4 tracce, ma la durata di ogni singola canzone non è inferiore ai 12 minuti e soprattutto sono presenti due brani che sfiorano la mezz’ora di musica. Beh per questa scelta presa ho ricevuto solamente critiche estremamente positive. Siamo stati in grado di non annoiare mai l’ascoltatore, cercando di rimanere sempre in tema ma svariando nelle sonorità e nel genere. Passiamo dal viking all’epico dove cori e trombe suonano eroicamente sfiorando Folk metal e addirittura black in maniera pulita e mai forzata. Chi ascolta la nostra musica sa che ormai troverà tutto ciò. Con Glory to the Sacred Land abbiamo in sostanza scritto con queste caratteristiche perché il pubblico ce lo chiede, sa che i Bloodshed Walhalla sono questo, lo leggo, me lo scrivono, ed noi proseguiamo questa via con soddisfazione. Aggiungo una novità presente su quest’album, ci sono due brani in particolare “Non sei tu” e “Il Lago” dove il primo è interamente in italiano e il secondo è un ibrido, metà in italiano e meta in inglese.
La mitologia norrena è la base dei testi dei Bloodshed Walhalla, puoi raccontarci traccia per traccia “Glory To The Sacred Land”?
Glory to the Sacred Land è il nostro sesto album in studio registrato tra giugno e dicembre del 2022 nel mio personale ““Firesword Studio” di Matera. Vorrei precisare in primis una cosa, la storia che tutti menzionano riguardo le registrazioni dei nostri album. Gli ultimi lavori non sono registrati in caserma dove lavoro (vigili del fuoco)… Solo il primo album e parte del secondo sono stati registrati nei momenti di non lavoro in un distaccamento del tarantino dove all’epoca prestavo servizio.
In seguito già con l’album Thor misi su un personal studio dove è stata concepita la restante discografia. Per il Master poi ho altre fonti. Detto ciò passiamo a Glory… che è un concept suddiviso in sei brani epici ed in perfetto stile viking, dove si raccontano le gesta gloriose e le vicende di un guerriero vichingo, dove non ci è dato sapere né nome né volto, dalla partenza verso il campo di battaglia alla sua agonia e disperazione dopo la guerra fino al suo ritorno a casa. Farò un breve riassunto di ogni traccia.
La prima song è “Fly my Raven“, veloce e malinconica dove si raccontano le vicende del protagonista che lascia tutto quello che ha di più caro, si immedesima nella figura del Dio Odino chiedendo ai suoi corvi di vegliare e proteggere la sua donna che lui non potrà mai più rivedere, il nostro guerriero così lascia la sua terra ed è
pronto per la battaglia.
“Glory to the Sacred Land” è la seconda canzone che da il nome all’album e al singolo ufficiale che è stato rilasciato i primi di maggio di quest’anno. La song inneggia gli Dei tramite le preghiere del protagonista del concept destinato alla morte in battaglia e mentre combatte ferocemente vede la luce delle terre sacre
del Valhalla.
“A star for my Victory” è il terzo brano, lunghezza ed epicità che sono le nostre caratteristiche fondamentali, dove si racconta la storia del guerriero agonizzante che dopo la feroce battaglia, smarrito e sanguinante si ritrova sulle sponde di un lago a pregare gli Dei affinché lo accolgono glorioso nel Valhalla.
“Non sei tu” è il quarto brano cantato interamente in italiano. Il nostro guerriero in piena crisi mistica sente la morte arrivare e vede Odino nella nebbia ma ombre nere si nascondono tra gli alberi sulle sponde del lago e minacciano la sua gloriosa vittoria e redenzione verso il Valhalla.
Nel quinto brano “Il Lago“, misto tra italiano ed inglese, il nostro guerriero spinto da una forza extraterrena si rialza e cerca disperatamente di sfuggire alle ombre nere, con tutta la forza e la gloria del suo nome combatte le ombre oscure sulla sponda del lago riuscendo ad avere la meglio per poi ricordare la sua personale vittoria nei suoi sogni ogni notte negli anni a venire.
L’ultimo brano dell’album è “Rise and fight, glory and victory“. Il nostro guerriero dopo tutte le vicende si ritrova faccia a faccia con Odino che dolcemente e fiero del suo coraggio gli indica la strada per ritornare a
casa.
Per la prima volta hai voluto inserire due canzoni cantate in italiano che tra l’altro rendono molto bene con la tua musica. Come ti è venuta questa idea?
Quando compongo una canzone iniziò sempre dalla musica, poi ci metto la linea vocale e quindi scrivo il testo. Nella composizione de “Il Lago”, la linea vocale è stata pensata in inglese, il problema è che scrivere in inglese non è come scrivere in italiano per me (dovete sapere che peri testi dei Bloodshed Walhalla in inglese abbiamo un supervisore che più o meno ci corregge l’elaborato finale). Il Lago prevedeva un attacco immediato di musica e parole, sembra uno scioglilingua, cantato in maniera veloce, le parole sembrano una attaccata all’altra ed in inglese proprio non riuscivo a trovare la quadra. È stato in quel momento che ho pensato… e se la scrivo in italiano? Così ho fatto e devo confessare che sono molto contento del risultato ottenuto, anche perché sono uno di quelli che pensa che il metal per noi italiani, cantato in italiano a volte fa cagare… le parti veloci come linea vocale le ho scritte in italiano mentre ho lasciato in inglese le parti che solitamente scrivo e si abbinano bene con la musica.
Mi mancava solo un altro brano da completare ed era “Non sei tu”. Forse perché con “il lago” mi era piaciuto il risultato finale o forse per pigrizia, ho voluto insistere con l’italiano… ragazzi il risultato finale è stratosferico. C’è un coro centrale che ad ogni ascolto mi metteva la pelle d’oca. Alcuni hanno paragonato la song ad alcuni lavori di Branduardi, a me è sembrata buffa come cosa ma un po ci sta… Credo che comunque alla fine devo sottolineare che questi due brani non sono gli unici scritti in italiano del nostro repertorio. Nel 2017 abbiamo inciso un mini album di 4 canzoni più intro intitolato Mather grazie alla Fog Foundation. L’EP è stato scritto interamente in dialetto materano, (canzoni popolari della mia terra in stile Viking) quindi in un certo senso in italiano e dedicato alla mia città appunto Matera che da lì a breve sarebbe diventata Capitale della Cultura.
Il tuo songwriting è sempre molto interessante, puoi dirci come avviene il processo di creazione di queste epiche canzoni e di ritornelli così accattivanti?
Come ho detto nella domanda nella domanda precedente la scrittura di un brano avviene per il 90 per cento con queste dinamiche… prima la musica e poi le parole. Ma per musica intendo tutto ciò che c’è nella mia testa. Facendoti un esempio prova ad immaginarmi con la chitarra in mano, in una stanza semi buia, suono un accordo o forse due, mi fermo e in mente mi viene già ( quando sono ispirato ) una melodia, può essere una strofa, un ritornello, un intro, l’importante che inizio con qualcosa. In base a quella singola nota che poi diventa melodia, materealizzo il tutto registrando l’idea sul mioregistratore di fiducia. Chitarra basso batteria e voce sono già lì, anche se sentirai solo due tre chitarre in multitraccia per me sono già tutti gli strumenti compresi di linea vocale. È meraviglioso perché nessuno ci capisce nulla, lo capisco solo io che ho tutto in mente. A farla breve, l’idea è stata salvata in un registratore mentre la canzone finale è nella mia mente, e gira, gira fino a quando non completo tutto l’album con questa dinamica. Fatto ciò mi posso permettere di suonare tutti li strumenti. È un processo molto lungo perché come potete immaginare faccio tutto da solo. Alla fine quando la canzone prende forma ci scrivo i testi ed inizio a fare rumore con la mia voce tra le ire dei condomini ah ahah. Ti racconto un aneddoto. Quando ho composto Legend of a Viking, non avevo neanche un multitraccia, ma un semplice registratore da giornalista. Il pomeriggio quando ero libero dal lavoro, prendevo la mia chitarra acustica e mi rintanavo nella natura delle Gravine di Matera. Erano un posto meraviglioso, adatto alla tranquillità e alla creatività… sentivo solo natura e pace. Sono usciti da quell’esperienza sei brani per me bellissimi e conservo ancora gelosamente quelle registrazioni.
Da dove è nato e cosa significa il nome “Bloodshed Walhalla”?
In principio volevo chiamare la band Bathory, ma non si poteva fare ha ha ha. Loro dopo la morte del Maestro si erano ovviamente sciolti e mi informai stupidamente in merito, ma ripeto, proprio non si poteva fare, e rido ancora solo a pensarci. Comunque, quando ho creato il progetto mi piaceva tantissimo il nome Bloodshed e così debuttai con il primo demo nel 2006 con questo nome. Subito dopo mi resi conto, facendo un giro sul Web che di band con quel nome ce n’erano tante e quindi, dovevo assolutamente cambiarlo. Fu così che mi venne in mente il Ragnarok e la battaglia finale tra li dei del bene e quelli del male nel Valhalla. La parola Bloodshed che vuol dire più o meno sterminio di sangue calzava a pennello.
Quindi non feci altro che aggiungere la parola Valhalla con la W, perché mi piaceva di più e per dare al nome un ulteriore tocco di originalità e perché era una parola strettamente vichinga come il genere musicale che mi accingevo a intraprendere. Credo, anzi sono sicuro che non ci sono altre band al mondo con questo moniker, sono due parole molto comuni nel gergo metal, ma insieme sono uniche e di questo ne sono orgoglioso.
Cosa ci sarà nel futuro per i Bloodshed Walhalla dopo l’uscita di “Glory To The Sacred Land”?
Bella domanda… sicuramente non mollo i Bloodshed Walhalla, è una bella realtà che mi sta dando parecchie soddisfazioni.
Praticamente ho tirato su dal nulla, solo con le mie forze, con davvero poche risorse una band o one-man-band, come la si voglia chiamare che sta dicendo la sua nel mondo Underground italiano e non. Mi arrivano congratulazioni da tutta Europa, Sud America, spedisco CD in Canada, Stati Uniti, qualche anno fa ho scoperto che in Russia siamo molto seguiti. Soddisfazioni anche in campo live, non è stato semplice ma abbiamo cavalcato lo stesso palco dei Dark Funeral, Benediction, e tante altre realtà italiane che meritano davvero il salto di qualità. Sono sempre in fase di composizione, ma per noi, purtroppo per fare un disco, ci vuole davvero una vita.
Credo tu abbia ascoltato qualche nostro brano, è pieno zeppo di lavoro, alcune canzoni sfiorano la mezz’ora di musica.
Puoi ben capire che pensare, registrare, mixare tutto da solo è un impresa che ti consuma tanta energia e tempo chea volte rubo a cose più importanti nella vita.
Vediamo, non sono ancora sicuro riguardo la direzione da prendere, perché essendo unico membro della band posso deciderne il suo destino come più mi piace. Le ultime idee proseguono sul filone Epic Viking ma può darsi che nel prossimo lavoro dei Bloodshed Walhalla l’ascoltatore rimarrà sorpreso in positivo riguardo alcuni cambiamenti.
Prima di concludere l’intervista, c’è qualcosa che vorresti dire ai tuoi fan/follower?
Prima di tutto che sono la mia forza e grazie a loro che riesco a trovare la volonta, la pazienza e il coraggio di andare avanti con questo progetto. Sai, il tutto è nato come un gioco, una sorta di sfida con me stesso. Quando abbiamo pubblicato la demo di Legend of a Viking, che altri non era che un lavoro fatto in casa e concepito solo ed esclusivamente per un mio ascolto personale, non avrei mai immaginato che sarebbe diventato un full-length a tutti gli effetti… mi dicevano che Quorthon era tornato, tu sei l’erede del maestro, il maestro è sicuramente fiero di te. lo a quelle parole che sentivo e leggevo costantemente prendevo coraggio e consapevolezza che qualcosa di buono la stavo creando. Ho voluto, nel corso del tempo fare sempre di più, dare sempre il massimo, mettermi in gioco. Qualcuno dopo il disco Ragnarok mi disse, e ho la pelle d’oca solo a ricordarlo, ma che album hai fatto, è impressionante, epico, meraviglioso. Divenne su alcuni siti specializzati disco dell’anno, abbiamo stampato, ristampato e venduto tantissime copie con Ragnarok. Second Chapter non è stato da meno, una conferma hai sacrifici fatti. Ora Glory to the Sacred Land lo troverete un po ovunque, credo sia inserito in tutte le piattaforme di streaming online… una volta ascoltato potete supportare il progetto acquistando il CD. | fedelissimi lo faranno a prescindere e sono un bello zoccolo duro, ragazzi da tutto il mondo che mi scrivono e mi incoraggiano dopo ogni post che pubblichiamo. lo personalmente vi garantisco che questo nuovo lavoro non vi deluderà.
Grazie per aver dedicato del tempo per parlare con noi oggi Drakhen, molto apprezzato!
Grazie a voi della redazione di Metal Shock… è stato un onore parlare con voi.
Ci rivediamo presto!