Recensioni
BLOODBOUND – Tales From The North
Tornano sul mercato i copiatori seriali del power metal, i Bloodbound. La band svedese, dopo un inizio di carriera devoto al metal classico (in stile Primal Fear e Iron Savior), con una manciata di album passati praticamente inosservati, ha letteralmente svoltato con “War Of Dragons”, dal momento in cui ha deciso di imitare i Sabaton. Da lì è partita la scalata al successo.
Sono seguiti altri due dischi, “Rise Of The Dragon Empire” e “Creatures of the Dark Realm”, che si spostavano invece su sonorità Beast In Black e Battle Beast, in un periodo in cui stavano andando per la maggiore. Per il nuovo “Tales From The North” i Bloodbound decidono di allargare il tiro, inserendo influenze a largo spettro, tanto per non scontentare nessuno. Non ci credete? Ascoltate la title track posta come opener e vi troverete a canticchiare le note di “Eagleheart” degli Stratovarius.
La seguente “Drink with the Gods” introduce un mood folkeggiante, in stile Wind Rose, invece “Odin’s Prayer” presenta alcuni passaggi strumentali presi direttamente da “Center of the Universe” dei Kamelot. L’abum prosegue su questa strada, senza tralasciare i synth ed il ritmo tambureggiante e moderno (“Between the Enemy Lines”) o i richiami ai vecchi e cari Sabaton, con tastiere sempre protagoniste con timbri pompati e potenti. Certo, il disco è prodotto divinamente, Patrik J Selleby sfodera una prestazione da urlo, ma si sente lontano un kilometro quando manca la personalità.
Il disco, formalmente parlando, non ha punti deboli e si ascolta con piacere, tra passaggi più corali, una spruzzata di epic ed atmosfere eroiche e battagliere. Ma manca proprio l’originalità, anche nel titolo, che è il medesimo del capolavoro dei nostri White Skull uscito nel lontano 1998. Le 11 canzoni di “Tales From The North” potrebbero essere davvero 11 hit, se non fossero già state scritte prima da qualcun altro.
Country: Sweden
Style: Power Metal
Label: AFM Records
Top Song: Stake my Claims
Top Album: Stormborn