Interviste
BLACK ORCHID EMPIRE – la verità è figlia del tempo.
Ho ascoltato il nuovo bellissimo album di questi ragazzi inglesi e ho voluto fare due chiacchiere con il batterista Paul Visser per parlare un po’ della loro ultima fatica discografica….
Ciao ragazzi e benvenuti a Metal Shock! Ho ascoltato il vostro ultimo “Tempus Veritas” e devo dire che mi è piaciuto tantissimo! Hai voglia di parlarci un po’ del processo di realizzazione, registrazione e songwriting?
Grazie, ci fa piacere sapere che ti sia piaciuto ! Ci occupiamo di produzione, registrazione e mix, quindi c’è molta collaborazione nella band. Tutti quanti noi “produciamo” dei riff finché siamo soddisfatti e poi tutti insieme ci occupiamo di melodie e testi. Certe volte Billy scrive una melodia, io posso scrivere un giro di batteria, Dave arriva con un solo… tutti quanti siamo coinvolti in ogni fase. Questo è il motivo per cui abbiamo delle belle tematiche di cui parlare.
Secondo me, rispetto al precedente album, siamo di fronte a un bel passo avanti in termini di songwriting: le influenze djent-core ci sono ancora ma sono meglio amalgamate con il resto del sound. Ho trovato il tutto più “crossover” e meglio bilanciato che in passato. Cosa ne pensi?
Sono contento che la pensi così. In effetti credo che abbiamo perfezionato le nostre capacità negli ultimi anni. Semaphore è stato molto importante in termini di ricerca della nostra identità sonora, e penso che “Tempus” continui a spingersi oltre aprendo nuovi orizzonti.
Anche il concept di cui parlano i testi è molto interessante… Vuoi spiegarlo ai nostri lettori?
La nostra idea è stata quella di trovare storie che dal punto di vista temporale si svolgono in momenti che la società definisce “storici”. Ogni canzone si basa su un momento diverso nel tempo, dal punto di vista di un protagonista diverso. Questa idea ci permette di esplorare l’idea “cosa sarebbe successo se…:” in un modo molto potente e personale.
La copertina dell’album è molto colorata e mi ha incuriosito… C’è un significato particolare dietro a questi colori e all’immagine?
Abbiamo sentito il preciso bisogno di allontanarci dai cliché del mondo della musica heavy in cui è facile cadere: i colori così audaci sono qualcosa che generalmente assoceresti alla musica pop. L’immagine ha lo scopo di trasmettere l’idea centrale non solo di questo album, ma della band nel suo insieme: contrasto, dicotomia, oscurità e luce, il brutto e il bello.
“Scarlet Haze” è una bellissima canzone… lenta e riflessiva, melodica e dolce. Credo che ogni tanto si perda di vista il ruolo che una canzone così può avere all’interno di un album, e credo che un pezzo così mancasse in quello precedente. Sei d’accordo?
Sì, adoriamo tutti quella canzone, e penso che il testo sia una delle cose più belle che abbiamo scritto. È fondamentale che in un disco ci sia della dinamica: pensiamo al percorso di un album allo stesso modo in cui pensiamo alle canzoni singole, creando momenti di luce e ombra. Immagino che “Winter Keeps Us Warm” rivestissse quell ruolo in Semaphore, ed è sicuramente uno dei pezzi preferiti da suonare dal vivo.
Un altro pezzo interessante è “Weakness”. Unisce progressive, djent, cori allegri e un ritornello quasi post punk! Questo è quello che intendo quando parlo di “crossover”…
Il riff principale è stata la prima cosa che abbiamo scritto, ed è così incasinato che volevamo davvero spingere al massimo la parte pop nel ritornello! Questo poi, a sua volta, ci ha spinto a partire con qualcosa di completamente diverso nel bel mezzo della canzone, lasciando “morire” il ritornello e terminando con un breakdown finale davvero pesante. Il “blegh” è un po’ ironico – un riferimento al fatto che ci rendiamo conto che è uno strano miscuglio. Il fatto è che ogni parte di questa canzone è fatta così intenzionalmente e con genuina passione, non per scherzo. Abbiamo solo sperimentato e siamo stati a vedere cosa succedeva!
Qual’è stata la prima canzone che avete scritto? C’è una canzone alla quale sei più affezionato?
Il riff di “Deny the sun” è stato il primo, è nato ancora prima di “Semaphore”. La mia preferita è “The Raven”, è così divertente da suonare e cantare… !
Progetti per il futuro? Avete già un tour programmato? Comprende anche qualche data in Italia?
Ci piacerebbe un sacco venire in Europa! Come sai l’essere Inglesi complica un po’ le cose attualmente… Ma abbiamo un’etichetta francese, la meravigliosa Season Of Mist, quindi sono sicuro che possiamo farcela!
OK Paul, siamo arrivati alla fine dell’intervista! Grazie per il vostro tempo e speriamo di vedervi dal vivo!
Grazie mille ! Sono felice che ti sia piaciuto l’album e…. si, speriamo di vederci presto in tour !