Recensioni
AXENSTAR – Chapter VIII
Gli Axenstar sono in giro da almeno un ventennio e non ne vogliono proprio sapere di smettere di proporci il loro power metal di scuola nordica. Sette dischi finora all’attivo ed una manciata di label cambiate nel corso della propria storia, insieme ad una line-up abbastanza stabile, capitanata dal frontman Magnus Winterwild. “Chapter VIII” è il nuovo lavoro e non si discosta di un millimetro dal passato.
Gli Axenstar non sono mai riusciti a sfondare, nemmeno quando il power alla Stratovarius andava per la maggiore, eppure sono rimasti sulle scene così a lungo, perché autori di una musica sincera, orecchiabile e assolutamente riconoscibile. Anche il nuovo nato non si discosta poi molto dai predecessori, lo si capisce fin dall’opener “Heavenly Symphony”, speed song in doppiacassa con keys neoclassiche ed un ritornello ruffiano. Si prosegue così, tra mid tempo e power up, con arrangiamenti ariosi, ma mai ridondanti, con le chitarre sempre in primo piano, come nella classica “The Great Deceiver”. Il cantante non possiede una timbrica memorabile, eppure se la cava senza sbavature in ogni passaggio di “Chapter VIII”, come in “The Flame of Victory”, introdotta da keys dal gusto retro’. Ecco, questa è la sensazione ascoltando il nuovo Axenstar, di avere di fronte una band che non ha tolto la polvere dalle canzoni, che risultano sempre un po’ troppo telefonate e prive di quel guizzo per restare impresse a lungo.
“Chapter VIII” chiude quest’anno all’insegna del power metal, ma non ha le qualità per competere con i grossi nomi della scena internazionale. Troppo il divario tra le linee melodiche, gli arrangiamenti, la freschezza dei passaggi strumentali per lasciare il segno in questo 2023. Gli Axenstar tornano col proprio compitino, presentando ai fan un disco legato a doppio filo col proprio passato, senza riuscire a guardare al futuro. Sufficienti e costanti, ma nulla più.