Recensioni
Angus McSix and The Sword of Power
Premessa. E’ davvero questo il metal che vogliamo ci proietti nel futuro? Fatto di synth da discoteca, mid tempo martellanti, suoni potenti ma plasticosi, chitarre decisamente in secondo piano e musicisti vestiti da cosplay? Se la risposta è si, continuate pure a leggere questa recensione. Se siete inorriditi, passate oltre ed andate ad ascoltarvi il nuovo disco dei Saint Deamon.
Con lo pseudonimo di Angus McSix, arriva all’esordio sul mercato l’ex cantante dei Gloryhammer. Accompagnato da fior fior di musicisti (Seeb Levermann degli Orden Ogan, Thalia Bellazecca ex Frozen Crown, Manu Lotter ex-Rhapsody of Fire), “Angus McSix and The Sword of Power” propone un power metal sulla scia di Beast In Black, Battle Beast e, ovviamente, Gloryhammer, amplificato all’ennesima potenza e pacchiano fino al midollo. Tralasciando i personaggi cuciti addosso ai musicisti e i video fantasy che hanno presentato l’album, se isoliamo la sola musica cosa rimane?
Il singolo “Master Of The Universe” è probabilmente la song meglio riuscita del disco, con il suo ritornello epico e corale, mentre la successiva “Sixcalibur” inizia già a far storcere il naso, racchiusa in una ritmica cadenzata ed una melodia vocale telefonata ed assai tronfia. La seguente “Laser-Shooting Dinosaur”, con sintetizzatori ed il mood dance, sembra più un divertissement in stile Victorius, che un pezzo pregno di epicità. “Amazons Of Caledonia” propone un ritornello più coinvolgente, ma gli insistiti di tastiere ancora figli di un certo power metal di ultima generazione, afflosciano tutta la carica del brano, anche perché le chitarre della pur brava Thalia, dove sono?
Al di là dei contenuti lirici (che possono piacere o far sorridere) si ha la netta sensazione di avere di fronte un disco di tanta forma, ma privo di sostanza. Tanto fumo gettato negli occhi, ma con qualità solo sufficiente nel songwriting. “Angus McSix and The Sword of Power” scorre via innocuo e le sciabolate che ci si aspetterebbero da una band di questo spessore, sono in realtà dei colpetti sferrati con spadoni di plastica, che non lasciano alcun segno.
Il buon Angus, che ha chiuso in modo burrascoso la propria avventura coi Gloryhammer, avrebbe potuto avere la propria rivincita semplicemente regalandoci un disco di qualità e pieno di belle canzoni. Invece, sembra quasi che il nostro abbia voluto fare il verso ai propri ex compagni di viaggio, senza prendersi veramente troppo sul serio e risultando poco credibile.
Country: International
Style: Power metal
Label: Napalm Records
Top Song: Master Of The Universe