Recensioni
SUNBURST – Manifesto
Quando hai un cantante che ha una timbrica ed una vocalità spiccicata a quella di Roy Khan non puoi che suonare un genere vicino ai Kamelot. Questa in 2 parole la storia dei Sunburst, band greca giunta con “Manifesto” al secondo disco in carriera. I nostri propongono quindi un power prog magniloquente ed elegante, sulla falsariga di quanto ascoltato in passato da Youngblod e soci.
Diciamo che sarebbe troppo facile (ed ingeneroso) liquidare così i Sunburst, perché negli 8 brani dell’album c’è tanta carne al fuoco, soprattutto arrangiamenti sinfonici e passaggi introspettivi, che caratterizzano diversi momenti delle canzoni. Il minutaggio delle song è sempre sopra i 5 minuti, addirittura 8 nell’opener “The Flood”, che contiene tutte le peculiarità della musica della band greca. Nessun copia e incolla dei Kamelot, per carità, ma in certe song più tirate (“From the Cradle to the Grave”) l’ombra delle melodie tanto care a Roy Khan fanno capolino. Le migliori qualità dei Sunburst sono senza dubbio la teatralità delle orchestrazioni, unitamente ai riffing rocciosi e moderni (nella title track) che rimandano ai Symphony X e alle aperture del bravo frontman Vasili Georgiou. Tra gli episodi migliori non possiamo non citare la progressiva “Perpetual Descent” e la conclusiva “Nocturne”, dotata di un ritornello assolutamente pazzesco.
“Manifesto” è quindi promosso sotto tutti i punti di vista. I Sunburst compiono un ulteriore passo in vanti rispetto all’esordio, confermandosi una band dotata di grande tecnica, capace di creare momenti sonori intensi ed eleganti.
Country: Greece
Style: Symphonic Prog Metal
Label: Inner Wound
Top Song: Nocturne