Recensioni
OCEANLORD – Kingdom Cold
E’ strano sentir parlare di Doom Metal da paesi così lontani e caldi come l’Australia, che personalmente mi evocano esperienze più legate a surf, barche a vela e easy living, ma la pandemia di qualche anno ha talvolta ispirato sentimenti e fatto nascere idee nuove, e a quanto pare così è stato anche per il trio degli Oceanlord, che ha registrato il suo debutto “Kingdom cold” nello studio casalingo del cantante/chitarrista Peter Willmott allestito proprio durante i 263 giorni di lockdown di Melbourne.
Le esperienze variegate degli altri due membri, Jason Ker al basso, seguace del grunge e dell’alternative rock, e Jon May, che alle spalle aveva esperienze punk e rockabilly, hanno certamente contribuito a rendere più interessante la proposta di questa band, che si muove in territori sludge/doom dal sound prevalentemente seventies, ma senza precludersi qualche apertura meno “classica” se riferita a questo genere.
E’ il caso ad esempio di “Siren”, traccia malinconica e riflessiva, che affianca l’onnipresente fuzz del basso a chitarre pulite e ad una vocalità che in certi momenti mi ha ricordato un po’ i Solstafir, in questo caso però più interessanti, energici e decisamente meno noiosi; anche “So cold”, prima di lanciarsi in una seconda parte dal chiaro sapore sludge/doom, apre con strofe che attingono a melodie più blues e sognanti.
Non mancano ovviamente canzoni più tipicamente doom come la bella opener “Kingdom” dall’incedere pachidermico e decadente, o la finale “Come Home” che sfiora i 9 minuti ed è caratterizzata da un lunghissimo assolo finale con echi quasi ipnotici.
Un bell’album, sicuramente un ottimo esordio che riesce a miscelare sapientemente l’aridità dello sludge con l’espressività rock/blues senza snaturarne l’essenza e rendendolo ancora più interessante all’ascolto.
Country: Australia
Style: Sludge doom
Label: Magnetic Eye Record
Best Song: Siren